Mi piace ricordare quanto pensavo stamattina ascoltando il TG mentre facevo colazione, e sentivo del bosone che ieri, 4 luglio, è stato presentato al mondo; come pure di Pistorius che parteciperà alle Olimpiadi di Londra... riflettevo sul fatto che il bosone é la particella grazie alla quale l'energia si concretizza in materia... ed allo stesso modo, per analogia, mi dicevo che Oscar Pistorius, l’atleta sudafricano campione paralimpico,.é il miracolo nelle sfide della vita, e che dalla volontà e dal coraggio di amare idee impossibili, è riuscito a dimostrare, per la gioia dell’universo, come si può riuscire a realizzare la materia dei propri sogni.

E adesso che sono nuovamente arrivata alla pausa marina sotto il gazebo, scrivo a ruota libera il mio sentire di adesso, scoprendomi a raccontare sulla tastiera del mio iPhone... ci sono momenti in cui avverti che ci sei... insomma momenti in cui senti che qualcosa, che in fondo hai sempre cercato di comprendere, anche e soprattutto quando non te ne rendevi conto, ha lavorato per te ed in te per poterti regalare questa meravigliosa consapevolezza di te che ti fa sentire vero con te stesso, e non semplicemente te stesso. Una sorta di comprensione della coscienza, ed al tempo stesso di coscienza delle cellule, della materia. Sarà un caso di analogia con quello che ho ascoltato stamattina sul bosone, sta di fatto che oggi, nella nuotata e nel relax posturale in 30 cm in altezza di meravigliosa acqua di mare ho garantito alla mia anima, alla mente, alle emozioni, ed al fisico, di incontrarsi in un refrigerio condiviso.

Mi sembra lontanissima la gimcane per arrivare qui, complice un contrattempo al collega che oggi non è venuto al mare come al solito: così, appena cambiata nel bagno dello studio, sfilato dal frigo della saletta riunioni la borsa con il pranzo preparato ieri sera e assemblato stamattina, ho dovuto recuperare la mia auto, soprannominata CucciBlu per la caratteristica configurazione a coccinella, e poi guidare per arrivare qui.

Oggi ho visto il treno merci sulla ferrovia a ridosso della strada e a servizio delle industrie, alla mia sinistra il capanno Garibaldi, ed é stato un peccato che la possibilità di raccontarvi questo insolito collage paesaggistico con le immagini sia sfumata, perchè l'iPhone era nel borsone riposto nel baule. Dovrete fidarvi allora della descrizione, ma era davvero buffissimo vedere il fumo della motrice che avanzava, quasi abbrutita dal grigiore delle carrozzerie e dal riflesso accecante da mezzogiorno di fuoco del desolato comparto industriale, mentre solo a distanza di due carreggiate stradali, sulla sinistra, uno straordinario ed impagabile paesaggio palustre raccontava profili selvaggi - ed insieme morbidissimi - con sfumature di luce che la scritta sul cartello, capanno Garibaldi, rendeva suggestive, ed al tempo stesso immote. La rivoluzione industriale e la patria, cavalli a vapore e cavalli di riscatto, si incrociavano come secoli paralleli, e tutto questo in un attimo di presente.

E poi quella gimcane in auto, nello stradello, anche se io la lascio sempre fuori sul viale principale, ma oggi è diverso, ho pochissimo tempo... ed anzi, appena arrivata al parcheggio e recuperato l’iPhone nel borsone nel baule, ho giusto un attimo di tempo per farvi vedere il garbo ambientale e la sintesi evocativa che i proprietari dello stabilimento hanno saputo inventare per suddividere senza delimitare lo spazio dei parcheggi e le corsie.

Ma é tempo di mangiare il pranzo che mi sono preparata, perché fra poco è già ora di tornare. E per il gioco cliccate la casella qui sotto, se volete trovare le regole.

Noi invece ci ritroviamo domani, CIAOOOOOOO da qui...

(documenti protetti da copyright, elaborazioni di Barbara Bartoli, luglio/agosto 2012)

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